Il ricordo
Don Enrico Vago
Don Enrico Vago è nato a Barlassina il 13 maggio 1929. E’ stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1952, ha prestato il primo ministero sacerdotale ad Asso, e dal 1970 al 2007 è stato Parroco di Concorezzo. Qui ha poi continuato la sua missione fino a quando il Signore lo ha chiamato in cielo, il 23 ottobre 2013.
Don Enrico ha lasciato un grande ricordo nella Comunità concorezzese per la sua fede, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua affabilità. Tutti conservano nella memoria l’immagine di Don Enrico quale Pastore buono, caritatevole, disposto sempre all’ascolto e alla comprensione, umile e riservato, aperto al dialogo e fiducioso nel prossimo, capace di iniziativa, in sintonia con i parrocchiani, al fine di perseguire obiettivi concreti con perseveranza e determinazione.
Le Missione
Durante la celebrazione eucaristica in occasione del suo 60° anniversario di ordinazione sacerdotale ci ricordava che “… la figura del prete nasce dal banchetto pasquale e dalla veglia nell’orto degli ulivi, e viene illuminata dalle lampade accese per rendere gioiosa la tavola dove ci si siede tra amici per festeggiare un avvenimento di liberazione – la Pasqua – e dalla luce della luna che, filtrando tra i rami nodosi degli ulivi, staglia i contorni dell’uomo che soffre un’angoscia mortale fino a sudare sangue. Un prete comunque e dovunque realizzi il suo particolare compito, sarà sempre il testimone della notte del giovedì santo, la storia di un’amicizia condotta a un banchetto e che trascolora nel tradimento di uno e nella fuga di tutti, il ricordo di una festa celebrata ringraziando Dio e che poi svanisce nella realtà di trenta denari che comprano il sangue di un Uomo. … Importa che il prete si lasci prendere tutto dal mistero del giovedì santo, nella vita di ogni giorno, nel suo cammino con tutti gli uomini senza distinzione né riserve e sappia incarnare l’agonia di Cristo, la sua sofferenza, la sua disponibilità senza eccezioni, l’angoscia bevuta fino all’ultima goccia e la certezza di fare la volontà del Padre, che è soltanto e sempre amore e amore infinito. Forse il mondo di oggi … sta richiamando il popolo di Dio a sostare nell’orto degli ulivi e sta chiedendo al prete della città secolarizzata di essere testimone umile, ma leale, di quella nuova vita, vita che è nata dal sudore di sangue di un’angoscia piena di amore, di una vita sbocciata in quell’alba, dopo il sabato, con la luce stupenda della risurrezione. E così sia.”
Grazie Don Enrico! Possa la Fondazione a te intitolata portare avanti con intelligezza, perseveranza e gratuità un profondo impegno per l’educazione dei nostri bambini, ragazzi e giovani, per le loro famiglie, nella ricerca di quella “nuova vita” che si apre davanti a noi.